As you emerge from the subway tunnels on Line 5, it appears before you, towering over you with its extraordinary grandeur. The Basilica de la Sagrada Família, a splendid work of the visionary genius Antoni Gaudí, appears again and again, enchanting as if for the first time. These past months, work in progress has been at a feverish pace, ahead of the celebrations for the 100th anniversary of the death of the great Catalan architect.

Many high-impact initiatives are planned, previewed in Barcelona at a press conference (I wrote about them in a previous post). How do you get beneath the towers, spires, and pinnacles? How can you not be enchanted and stunned by a “mass of stone”—Gaudí worked on porphyry, granite, basalt, and Montjuïc sandstone—sculpted into bold forms that seem to defy the laws of physics, imposing themselves with symbolic and aesthetic depth?
Construction of the temple began in 1882 by architects Martorell and De Villar. Just a year later, Gaudí took over the direction and implementation of the project, which was modified and developed according to a “revolutionary” creative flair. His sudden death, in incredible circumstances—he was hit by a tram on June 7, 1926, and died three days later—prevented Gaudí from completing his work and completing the project, already outlined in detail.

Nearly a hundred years after its creator’s death, the Sagrada Familia and its colossal Christmas allegory continue to fascinate people. A UNESCO World Heritage Site, Gaudí’s basilica embodies intuitions of extraordinary artistic significance. In architecture, it is an expression of renewal (it blends Neo-Gothic elements with Catalan Art Nouveau modernism) and a striking testament to brilliant technique and creativity. An incomplete masterpiece that leaves room for personal imagination. However (and from whatever angle) you look at it, the “Sagrada” siempre encanta (always enchants).

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Photos and short video by © Roberto Alborghetti

Come si esce dai tunnel della metropolitana della Linea 5, ti appare di fronte, sovrastandoti con la sua straordinaria grandezza. La Basílica de la Sagrada Família , splendida opera del genio visionario di Antoni Gaudì, la rivedi e incanta sempre, come se fosse la prima volta. In questi mesi i “lavori in corso” sono febbrili, in vista delle celebrazioni per i 100 anni della morte del grande architetto catalano. Tante e di grande impatto le iniziative in programma presentate in anteprima a Barcellona in una conferenza stampa (ne ho scritto nel precedente post). Come si arriva sotto torri, guglie e pinnacoli, come si fa a non restare ammaliati e storditi da una “massa di pietre” – Gaudì lavorò su porfido, granito, basalto e arenaria del Montjuic – modellata in forme ardite che sembrano sfidare le leggi fisiche, imponendosi per profondità simbolica ed estetica?
I lavori della costruzione del tempio iniziarono nel 1882 dagli architetti Martorell e De Villar. Soltanto Un anno dopo Gaudí assunse la direzione e la realizzazione del progetto, che venne modificato e sviluppato secondo un estro creativo “rivoluzionario”. La morte improvvisa, in circostanze incredibili – venne travolto da un tram il 7 giugno 1926 e morì tre giorni dopo – impedí a Gaudí, di finire la sua opera e di portare a compimento il progetto, già delineato nei dettagli. A quasi cent’anni dalla scomparsa del suo autore, la Sagrada Familia, e la sua colossale allegoria del Natale, continuano ad affascinare le genti. Patrimonio mondiale Unesco, la basilica di Gaudì narra intuizioni di straordinaria portata artistica. In architettura, è espressione di rinnovamento (mescola elementi neo gotici al modernismo catalano dell’Art Nouveau) ed è sorprendente testimonianza di tecnica e creatività geniali. Un capolavoro incompleto che lascia spazio, appunto, all’immaginario personale. Comunque (e da qualsiasi angolo) la si guardi, la “Sagrada” siempre encanta.

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